Giovanni Segantini
(Arco, 1858 – Schafberg, Svizzera, 1899)
Nel 1865, dopo la morte della madre, Giovanni Segantini è affidato ad una sorellastra che vive a Milano, conducendo un’esistenza vagabonda fino al 1870, quando viene rinchiuso nel riformatorio Manchiondi rimanendovi fino al 1873. Dopo un breve passaggio dal fratellastro Napoleone a Borgo Valsugana, nel 1874 è nuovamente a Milano, dove si iscrive all’Accademia di Brera lavorando al contempo per il decoratore Luigi Tettamanti e come insegnante di disegno al Marchiondi. Nel 1879 espone all’annuale di Brera, occasione in cui incontra Vittore Grubicy che rimane colpito dalla qualità della sua pittura e con lui stipula un contratto di collaborazione. Spinto dallo stesso Grubicy, fra il 1880 e il 1882 lavora a Pusiano, in Brianza, con Emilio Longoni, conosciuto a Brera. Nel 1886 si sposta a Savognino, nei Grigioni, e si avvicina al divisionismo grazie alle sollecitazioni del Grubicy, colto e lungimirante consigliere. L’eccellente produzione di questi anni gli procura la medaglia d’oro ad Amsterdam nel 1882 e nel 1886, proiettandolo nel panorama dell’arte internazionale. Nel 1888 è presente all’Italian Exhibition di Londra e nel 1891 alla Triennale di Milano. La svolta simbolista della sua pittura, avviata alla fine degli anni Ottanta per consolidarsi intorno al 1894, anno del suo trasferimento a Maloja, in Engadina, provoca una rottura con Vittore Grubicy, che non ne condivide le scelte. Il volontario isolamento in alta montagna è interrotto da un breve soggiorno milanese nel 1896, quando è allestita una sua personale al Castello Sforzesco. Tornato a Maloja, concepisce un grandioso allestimento celebrativo del panorama dell’Engadina per l’Exposition Universelle di Parigi del 1900, destinato ad essere ridimensionato per gli eccessivi costi di realizzazione. Progetta allora un monumentale trittico; salito nel 1899 sullo Schafberg per studiare da vicino lo scenario alpino e completare le tele iniziate, muore a causa di un attacco di peritonite.