Cornelio Geranzani
Abbandonati gli studi di giurisprudenza ormai prossimi alla conclusione, Cornelio Geranzani si iscrive all’Accademia Ligustica, dove fino al 1902 è allievo di Giovanni Quinzio, muovendosi sulla scorta delle tendenze naturalistiche, aperte agli sviluppi del paesaggismo ottocentesco d’oltralpe, che avevano caratterizzato nella seconda metà del XIX secolo gli esiti della Scuola grigia ligure. Intorno al 1907 il pittore si avvicina al Divisionismo, che già a partire dal 1890 Plinio Nomellini aveva introdotto a Genova quando vi si era trasferito imprimendo una svolta avanguardistica all’ambiente artistico locale. In Geranzani l’adesione alla tecnica della scomposizione del colore progredisce da una modalità legata al modello previatesco e nomelliniano ad una maniera assolutamente originale, raggiunta verso il 1910, in cui la geometrizzazione dell’insieme è enfatizzata per mezzo dell’applicazione di un puntinismo non scientifico. Evolutosi fino al 1915 in una direzione sempre più astratta, il mosaico cromatico che costruisce le tele di Geranzani crea una visione bidimensionale, capace di esprimere i valori luminosi per via di una schematica quanto efficacie sfaccettatura del soggetto in zone di colore diversificate. L’interesse del pittore si concentra in questa fase con insistenza sulla riproduzione degli effetti della luce elettrica in esterni notturni, un tema probabilmente ispirato dall’incontro con Giacomo Balla – avvenuto a Roma nel contesto della rassegna della Società degli Amatori e Cultori del 1910, cui entrambi prendono parte -, che in quel periodo si dedicava ad analoghe sperimentazioni contraddistinte da una ricerca dinamica, prodromo dell’imminente rivoluzione futurista, assente invece in Geranzani. Dal 1916 l’artista tralascia il Divisionismo per recuperare una solida volumetria che rivela talune influenze europee d’area simbolista e decadente ricondotte ad un sentire già novecentista, cui si unisce la costante del colore sfruttato in chiave decorativa. Nello stesso anno allestisce a Palazzo Bianco la sua prima personale nell’ambito della Promotrice di Genova, cui seguono, nel 1917, quelle di Milano, alla Galleria Bollardi, e di Genova, a Palazzo Nuova Borsa. Del 1920 sono le mostre individuali di Roma, nel ridotto del Teatro Quirino, e di Genova, alla Galleria Centrale, dove presenta una serie di opere che palesano una stretta consonanza con il coevo clima di ritorno all’ordine. Del 1934 è la sua unica partecipazione alla Biennale di Venezia.