Flavio Bertelli
Allievo del padre Luigi Bertelli, paesaggista autodidatta e decoratore di successo, Flavio Bertelli si avvicina giovanissimo alla pittura, trovando nel naturalismo di Telemaco Signorini – di cui frequenta lo studio nel periodo della prima formazione trascorso a Firenze – un imprescindibile riferimento. Iscrittosi in seguito all’Accademia di Belle Arti di Bologna, fra il 1883 e il 1884 ha per maestri Antonio Muzzi, Cesare Ferrari e Antonio Puccinelli. Presto allontanatosi dai rigidi insegnamenti scolastici, e suggestionato dalle coeve ricerche portate avanti da Vittore Grubicy, Angelo Morbelli, Giovanni Segantini e Giuseppe Pellizza, sul finire dell’Ottocento Bertelli si accosta al Divisionismo, raggiungendo i risultati più convincenti entro il secondo decennio del Novecento sempre guardando alla natura come sola fonte di ispirazione. Colpito da un primo crollo nervoso nel 1918, ricomincia a dipingere l’anno successivo, abbandonando parzialmente la scomposizione del colore in favore della macchia, per infine ritornare ad un tradizionale impasto negli anni Trenta dopo una ulteriore e più grave crisi che nel 1929 lo costringe a sospendere per tre anni l’attività artistica.