Sexto Canegallo
Allievo di Lazzaro Luxardo, Tullio Salvatore Quinzio, Lorenzo Massa e Alfredo Luxoro all’Accademia Ligustica di Genova, all’inizio degli anni dieci del Novecento Sexto Canegallo si avvicina al Divisionismo, integrando la lezione dei maestri con una pittura di luci veementi ottenute per mezzo di un’intuitiva scomposizione del colore che risente dell’influenza di Plinio Nomellini, determinante in area ligure. Fondamentale per la maturazione dello stile di Canegallo si rivela la suggestione esercitata dal simbolismo e dal peculiare divisionismo di Gaetano Previati, di cui legge gli scritti e ammira le opere presenti nel 1915 alla monografica allestita a Genova al Teatro Carlo Felice. A Milano, nel 1914, è altresì nodale il contatto con Romolo Romani, dal quale mutua la modalità di lavoro per cicli tematici che è una costante della produzione di Canegallo a partire dagli anni venti, quando sperimenta soluzioni avanguardistiche accogliendo sollecitazioni futuriste e cubiste. A quelle date il suo linguaggio evolve in un’originale sintesi, che propone la traduzione della realtà attraverso un doppio sguardo oggettivo e soggettivo servendosi di linee e cromie volte a generare sensazioni psichiche sulla scorta delle teorie di Charles Henry, già cruciali in Francia per lo sviluppo del Neoimpressionismo. Nell’aprile del 1920 organizza a Roma la sua prima personale nel foyer del Teatro Argentina, replicandola in giugno a Genova nel ridotto del Teatro Carlo Felice. Del 1925 è la mostra alla Galerie La Boëtie di Parigi, largamente recensita dalla stampa francese e ottimamente accolta dal pubblico. Nonostante l’ampia eco della manifestazione parigina, dopo il 1925 Canegallo si ritira a Sestri Ponente, nei luoghi natii – dove si spegne nel 1966 pressoché dimenticato – portando avanti strenuamente la sua ricerca con assoluta coerenza di intenti. Una retrospettiva postuma alla Galleria Rotta di Genova lo omaggia nel 1968, recuperando una significativa selezione di dipinti e ricostruendo il suo percorso umano e artistico, poi nuovamente indagato nel 1978 in occasione della collettiva genovese alla Galleria del Levante (con opere di Sexto Canegallo, Enrico Castello, Cornelio Geranzani, Domingo Motta), prima degli studi più sistematici degli anni ottanta che restituiscono pienamente il suo ruolo nel contesto della pittura ligure contemporanea.